È il momento delle Buone Pratiche Agricole

Quando pensiamo al futuro del cibo e del nostro pianeta, l’agricoltura salta subito fuori come uno dei temi più caldi. Dopotutto è alla base di quello che mangiamo, modella i nostri paesaggi e ha un impatto enorme sull’ambiente. In questo scenario, da qualche tempo si fa un gran parlare di “Buone Pratiche Agricole” (BPA) o, in inglese, “Good Agricultural Practices” (GAP).
Effettivamente sembra un’etichetta un po’ generica, quasi ovvia (È ovvio che le pratiche agricole debbano essere buone, no?), ma dietro c’è un mondo strutturato e fondamentale, soprattutto per un paese come l’Italia.

Cerchiamo di capire meglio cosa sono, senza troppi tecnicismi ma andando al sodo.

Cosa sono, quindi, queste Buone Pratiche Agricole?

In parole povere, le BPA sono un insieme di principi, regole e raccomandazioni tecniche che si applicano in tutte le fasi della produzione agricola (dalla semina al raccolto, passando per la crescita, fino alla gestione post-raccolta) per raggiungere diversi obiettivi chiave, tutti fortemente interconnessi:

  1. Sicurezza Alimentare: Bisogna garantire che il cibo prodotto sia sano e sicuro per il consumo umano, questo è possibile riducendo i rischi di contaminazione (chimica, fisica o microbiologica).
  2. Sostenibilità Ambientale: È necessario minimizzare l’impatto negativo dell’agricoltura sull’ambiente. Questo significa usare in modo più efficiente risorse come l’acqua e il suolo, ridurre l’inquinamento (un esempio sono i pesticidi e i fertilizzanti), proteggere la biodiversità e contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico.
  3. Salute e Sicurezza dei Lavoratori: È fondamentale assicurare condizioni di lavoro dignitose e sicure per chi opera nelle aziende agricole.
  4. Benessere Animale: Per le pratiche che riguardano l’allevamento, garantire condizioni di vita rispettose per gli animali.
  5. Viabilità Economica: Aiutare le aziende agricole a essere più efficienti e competitive nel lungo periodo, producendo qualità in modo sostenibile.

Non una legge sola, ma un approccio sistemico

È importante capire che le BPA non sono una singola legge calata dall’alto uguale per tutti e per sempre. Sono piuttosto un quadro di riferimento, un approccio. Le linee guida generali vengono spesso definite da organismi internazionali come la FAO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), che ne sottolinea l’importanza per uno sviluppo agricolo sostenibile a livello globale.

Queste linee guida vengono successivamente declinate a livello europeo, nazionale e persino regionale, tenendo conto delle diverse specificità locali. In Europa, molti principi delle BPA sono integrati nella Politica Agricola Comune (PAC), soprattutto attraverso le regole della “condizionalità” (per ricevere i fondi UE, gli agricoltori devono rispettare determinati standard ambientali, di sicurezza alimentare, ecc.) e negli Ecoschemi introdotti con la nuova PAC 2023-2027, che incentivano pratiche ancora più virtuose.

A livello italiano, il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF) e le Regioni giocano un ruolo chiave nel definire standard specifici, promuovere la loro adozione (spesso tramite finanziamenti mirati) e controllarne l’applicazione. Esistono poi disciplinari di produzione (pensiamo ai prodotti DOP e IGP) che incorporano molte buone pratiche, e standard volontari privati (come GlobalG.A.P.), richiesti spesso dalla grande distribuzione per garantire determinati livelli di qualità e sostenibilità.

Ok, ma qualche esempio concreto?

Come funzionano le BPA, cosa sono?
  • Gestione del suolo: Praticare la rotazione delle colture per non impoverire il terreno; utilizzare tecniche di lavorazione minima (minimum tillage) per ridurre l’erosione e preservare la sostanza organica; gestire correttamente i fertilizzanti, usando le dosi giuste al momento giusto, magari basandosi su analisi del terreno.
  • Gestione dell’acqua: Utilizzare sistemi di irrigazione efficienti (come quella a goccia) per evitare sprechi; raccogliere e riutilizzare l’acqua piovana dove possibile; proteggere le fonti d’acqua dall’inquinamento agricolo.
  • Difesa delle colture: Adottare la Lotta Integrata (Integrated Pest Management), che significa usare i pesticidi chimici solo quando strettamente necessario e come ultima risorsa, privilegiando metodi alternativi (biologici, agronomici, fisici) e monitorando costantemente la presenza di parassiti.
  • Tracciabilità: Tenere registri dettagliati di tutte le operazioni colturali, dei trattamenti effettuati, dei prodotti utilizzati. Questo è fondamentale per garantire la sicurezza alimentare e ricostruire la storia del prodotto “dal campo alla tavola”.
  • Igiene: Rispettare norme igieniche durante la raccolta, la manipolazione e lo stoccaggio dei prodotti per prevenire contaminazioni.
  • Benessere animale (rivolto agli allevamenti): Garantire spazio adeguato, accesso all’aperto quando possibile, alimentazione corretta, cure veterinarie appropriate e pratiche di gestione che riducano lo stress.
PAC EU
Fonte immagine: PAC 2023-2027 – EU

Perché sono importanti per il nostro futuro (e per l’Italia)?

In un mondo che deve fare i conti con il cambiamento climatico, la scarsità di risorse naturali e una popolazione globale in crescita, produrre cibo in modo sostenibile non è più un’opzione, ma una necessità. Le Buone Pratiche Agricole sono uno strumento fondamentale per affrontare queste sfide.

Per l’Italia, poi, c’è un valore aggiunto. Il nostro paese punta molto sulla qualità e sulla tipicità dei suoi prodotti agroalimentari. Adottare e comunicare l’adesione alle BPA rafforza l’immagine del Made in Italy come sinonimo non solo di gusto, ma anche di sicurezza, rispetto per l’ambiente e responsabilità sociale. È un modo per rispondere alle richieste di consumatori sempre più attenti e consapevoli, e per accedere a mercati che richiedono standard elevati.

Certo, l’adozione delle BPA può comportare sfide per gli agricoltori: investimenti iniziali, maggiore complessità gestionale, necessità di formazione continua. Per questo è cruciale il supporto delle istituzioni, della ricerca (come quella svolta dal CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e di una filiera che riconosca e valorizzi questi sforzi.

Le Buone Pratiche Agricole non sono uno slogan vuoto, ma l’insieme di conoscenze e tecniche che permettono all’agricoltura di essere più resiliente, più rispettosa e più sicura. Sono un pezzo importante del puzzle per costruire un futuro alimentare sostenibile, un futuro in cui possiamo continuare a godere dei frutti della terra senza compromettere le risorse del pianeta.

Le BPA rappresentano per l’Italia una via per continuare a eccellere nel mondo attraverso le proprie produzioni, coniugando tradizione e innovazione responsabile.
La prossima volta che assaggerete un ottimo prodotto italiano, pensate che dietro potrebbe esserci (e speriamo ci sia sempre di più) l’impegno concreto di tanti agricoltori al rispetto di queste poche, semplici, “buone pratiche“.

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